31 dic 2010

Questa è invece la prima

Ma i movimenti lineari non fanno per me.
E suggerisco un'altra musica http://www.youtube.com/watch?v=SfKGNBlfveA&feature=related
http://www.temperamente.it/altroscaffale/“i-fuoriusciti”-–-michele-lupo/#more-12259

Con la bella copertina di Hopper (Chop Suey, la colonna sonora è d’obbligo) è fresca fresca di stampa la raccolta di racconti di Michele Lupo. E, essendo il chop suey è il piatto tipico degli emigrati cinesi, il collegamento con il contenuto del testo è pertinente: vicende di outsider, personaggi al margine delle storie che si dipanano intorno a loro, a partire da loro. L’impressione è che siano tutti inadatti alla vita, che ciascuno di loro sia sintonizzato su frequenze diverse da quelle del mondo che lo circonda, come per un errore di programmazione.
Nel corso delle storie si affastellano personaggi e pensieri che ambiscono ad una più distesa narrazione, che richiedono la forma del romanzo, che stanno stretti nella brevità del racconto. Il finale, incisivo, arriva sempre secco, a troncare il flusso di riflessioni che si espande dal personaggio al mondo narrativo. Conclusioni che segnano la sconfitta, il distacco, la dissociazione, l’inadeguatezza.
Attorno ai fuoriusciti –  pittori prestati al babysitting, sorelle simili nell’aspirazione confusa ad altro da quello che hanno, meridionali dal passato sadico e orfani di librerie chiuse dopo vent’anni – i personaggi invece ben piantati nel mondo per opportunismo, per mancanza di fantasia o incapacità di intravedere la possibilità di un modo diverso di vivere (incapacità che salva dalla disperazione, spesso), questi personaggi interni al normale funzionamento della vita
«arrivano sempre con un attimo di ritardo, un attimo dopo lo scricchiolio, senza sentire crepe nel significato delle cose».
Beati loro. Qui si simpatizza invece con i fuoriusciti, forse perché ci è sempre più simpatico chi un po’ ci assomiglia.
Carlotta Susca



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