“Tutto comincia con una disobbedienza” scrive la studiosa Laura Bazzicalupo nel volumetto denso di exempla (è proprio il caso di dire) “Eroi della libertà (Storie di rivolta contro il potere)” (Il Mulino, 2011). Un percorso lungo secoli che attraversa latitudini lontane, comprese zone extraterritoriali rispetto all’anima geopolitica europea che costituisce i nostri riferimenti immediati. La parola “libertà” segnatamente da noi ha perso qualsiasi verosimiglianza dopo vent’anni di abuso, per usare un eufemismo. Impastoiata in una menzogna semantica che ha prodotto risultati drammatici (e comici se non fosse che in politica non ci sarebbe nulla da ridere), la parola va recuperata a una nozione probante, se non definitiva essa implicando forse troppe letture filosofiche per esser esaurita qui: ma un punto di partenza intano. La scena di ciò che chiamiamo libertà per Bazzicalupo ha da fare con il coraggio, la responsabilità, la rottura di un paradigma veritativo in realtà tutt’altro che legittimo (in altre parole, il potere).