http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2011/02/02/silvina-ocampo-uninnocente-crudelta/#comments
Silvina Ocampo
Un'innocente crudeltà
La Nuova Frontiera Editore
Nemmeno essere dentro e in prima fila
nella «scuola di Buenos Aires» e
dei «cuentistas», gli scrittori di racconti fantastici che di tanto prestigio
hanno goduto in Europa ha fatto crescere più di tanto l’apprezzamento di
Silvina Ocampo fuori dalla cerchia ristretta di pochi cultori forse non meno
eccentrici di lei. Né, ogni volta che se n’è scritto o parlato, si è riusciti a
evitare il riferimento alle sue prestigiose e ingombranti parentele, dalla
sorella Victoria al marito Adolfo Bioy Casares, autentiche star della
letteratura argentina del secolo scorso - per non dire dell’amicizia con Calvino, Wilcock o De Chirico di cui fu
allieva pittrice. Ancora, assieme al marito e a Borges, la Ocampo realizzò
la celebre «Antologia della letteratura fantastica». Forse questa singolare
scrittrice, capace di visioni strambe ed ellittiche ma spesso infallibili,
avrebbe meritato uno spazio nel
pantheon letterario meno incerto e sospettoso di quello che le è toccato in
sorte.
La scrittura di Ocampo (pittrice più che potenziale…) è
una festa per gli occhi, spesso le sue scene sono piene di dettagli, di vere e
proprie collisioni visive che di colpo si risolvono – e certo Borges c’entra –
in un esito metafisico improvviso e imprevisto. Rispetto alla voga sudamericana
che avvinse molti lettori italiani alcuni decenni fa, nell’arte di Silvina
Ocampo, almeno in alcuni dei racconti qui presenti vi è però qualcosa che in
parte spiega la mancanza di un pubblico numeroso. A volte v’è un che di
eccessivamente concettoso, una certa freddezza quand’anche non priva di
sinistra amabilità che mentre decifra e misura la distanza fra le persone,
specie fra gli adulti e i bambini (filo conduttore di questi racconti) di fatto
impegna il lettore su un piano che non è quello dell’empatia con i personaggi –
spesso le loro azioni disorientano, i bambini di questa raccolta essendo
imprevedibili, appunto innocentemente crudeli. Così possono disorientare le
scelte stilistiche della scrittrice, specie per i lettori frettolosi di oggi. Non
aiuta il compiacimento intellettualistico per uno humor raffinato quanto
elusivo, che rende problematica la partecipazione alla già misteriosa crudeltà
dei bambini. Essa sembra provenire da un mondo altro, in una versione peculiare
di un fantastico a noi prossimo, più sinistro che magico, di ragazzini beffardi
pronti a creare effetti di realtà in alcuni casi illuminata di una luce nuova e
mai vista prima; la condensazione delle immagini permette di esplorare
microuniversi della coscienza vertiginosi, ma altre volte invece queste storie
non sfuggono all’impressione di una eccessiva preoccupazione stilistica in cui
le cose si perdono nell’ordito dell’artificio letterario. I racconti sono quasi
sempre molto brevi, di diseguale valore e costante enigmaticità. Come, è spesso
stato notato, la personalità della scrittrice porteña. Però vale la pena di
leggerli.