1 feb 2011

Livio Viola


Livio chiude il quaderno e lo vede, lo vede che nuota a fatica sul filo di luce e a ogni bracciata cerca di scrollarsi l’ombra di se stesso che gli si curva sulle spalle - e annaspa, il tontolone...
Il barista del traghetto, un ragazzo sui venti-ventidue anni, tra un caffè e l’altro e con un mignolo cavato in un orecchio, lo guarda con occhi curiosi. Serve le colazioni con l’aria assorta, sebbene si sia formata una discreta fila e non ci sia nessuno alla cassa. Gli getta ancora un’  occhiata. Si chiederà dov’è che lo ha visto, quel tizio, che maneggia penne libri quaderni e guarda a sua volta la gente che passa. Perché lui deve averlo già visto, sembra sicuro, e più di una volta, sullo stesso traghetto, forse, o forse no - Stromboli? O non è quello che avevano pescato senza biglietto a Lipari con un’americana che aveva poi pagato la multa per lui?
 Livio si alza, gli va vicino mentre il tipo batte alla cassa un latte macchiato. - Hai da accendere? – gli domanda. Il barista non risponde e lo costringe a ripetere la domanda, questa volta accompagnata da un gesto inequivocabile con il pollice. Dopodiché estrae un accendino da una tasca e colloca la fiammella sotto la sigaretta. Livio china il capo leggermente, aspira il dovuto e accenna una specie di ringraziamento. – Ecco, bravo – gli fa. E’ una giornata delle sue, una di quelle in cui gli altri sono di troppo. Una di quelle giornate in cui vorrebbe salpare verso una rotta che non trova priva di umani fantasmi come lui, dove l’esistenza sia ridotta a una trama dimenticata di trapassate afflizioni e larve abbiosciate nel ricettacolo profondo del mare. Non lo ritiene un gusto catastrofico, il suo, anzi, è per non partecipare a quello inconscio degli altri che preferirebbe vederli placarsi in una quiete mistagogica, un assurdo, una mirabilia. Un augurio, forse.
Il barista continua a fissarlo.
- Che c’è? – fa Livio. – Anche tu ti stai domandando se sono esaurito?
L’ altro non risponde.
- Visto che ci tieni, ritengo di essere piuttosto preciso affermando che soggiorno stabilmente in una zona liminare, se capisci cosa intendo.
Il barista lo guarda con un senso di impotenza negli occhi e non dice una parola.
Livio sbuffa. - Di confine, va bene?
- Guarda che è muto – dice un ragazzo che aspetta alla cassa.

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