Un anno cruciale: Anne Wiazemsky nel 1966 è ancora minorenne, Jean-Luc Godard ha quasi vent'anni più di lei. Come nel rapporto fra Ingrid Bergman e Rossellini, anche questa storia fra un'attrice e un regista importante principia da una lettera, in cui la prima dichiara al secondo di amare il suo cinema e anche la persona che vi è dietro.
Sul peso specifico dei quattro, giudichi il lettore: ma all'ex attrice che all'epoca aveva recitato solo in un film (ma di quelli che hanno segnato la storia del cinema: Au hasard Balthazard di Robert Bresson) va dato atto di essersi inventata una nuova carriera di scrittrice che conta non pochi titoli; e di aver lavorato al personale diario di quegli anni per ricostruire l'avventura, poi sfociata in un matrimonio clandestino ma più che decennale, con il regista di À band apart nel modo seducente che il lettore può verificare nel libro tradotto dalle Edizioni e/o: Un anno cruciale, appunto.
Perché di una storia di seduzioni si tratta. Il film che tocca l'immaginazione – la curiosità forse più che il cuore, in partenza - della giovane ragazza, ancora impegnata con la scuola, è, guarda caso, Il maschio e la femmina. Non ancora del tutto equipaggiata rispetto alle discussioni teoriche e alle polemiche che segnano il cinema di Godard, è abbastanza sveglia però da intuirne il peso e la portata culturale (“bisognava essere a favore o contro il suo cinema, ignorarlo era inconcepibile”). Siamo in clima pre-sessantottino; il cinema fa la sua parte. E allora tanto più stupisce vedere il cimento romantico del regista; il tono emotivo di fondo che pervade l'approccio di Godard il quale risponde entusiasta alla missiva inviata da Anne ai "Cahiers du cinéma" (non aveva il suo indirizzo privato) è intriso di unasensiblerie (molto acutamente descritta) che nella ragazza è ovvia, nell'uomo (che sul set mostra pienamente le attitudini al comando richieste dal suo mestiere) forse sorprende.
La relazione è tutt'altro che facile. La ragazza è la nipote del Premio Nobel François Mauriac; lo scrittore e sua figlia guardano alla cosa con manifesta disapprovazione di cattolici perbenisti. Ma i due si sposano e nello stesso anno, il '67, girano insieme La cinese. In seguito, Wiazemsky reciterà fra gli altri anche con Pasolini e Marco Ferreri. Ma questa è biografia successiva.
Prima, la giovane Anne vive il suo sogno d'amore che diventa interessante agli occhi del lettore perché sta scritto in una vicenda più ampia, che è la storia culturale di quegli anni. Che ha i suoi bravi contrasti, i suoi tratti controversi, romanzeschi, avventurosi. Quelli interni al carattere dei protagonisti (la gelosia, l'ossessività del regista, l'ira che esplodeva improvvisa, il suo bisogno di stupirla – persino, molto borghesemente con la sua Alfa Romeo dai sedili in pelle e nello stesso tempo legge alla bella Anne il Libretto Rosso di Mao) e quelli che coinvolgono il milieu artistico ma anche politico coevo. E gli amici famosi e la stampa a caccia di scandali.
Anne sa raccontare. Lo fa in maniera pudica, mai morbosa ma compostamente appassionata. C'è vita dentro questo libro. Sembra un film.