Sono le quattro del pomeriggio e Matteo
è steso sul divano, il giornale sul pancione, gli occhi chiusi e la bocca
semiaperta.
Incisi dalle persiane, affilati fasci di luce attraversano
la stanza e s'insinuano fra le palpebre, come liquide opalescenze che gli
ondeggiano negli occhi, immergendolo in una nuvola di vetro. Sta sognando –
fatine gentili e colorate che con le dita gli fanno vieni vieni.
Sogna di staccarsi da sé e non sentirne più il peso.
I fuoriusciti