(non
mi pare sia senatore, che poi stare in un senato pieno di inquisiti
sarebbe difficile considerarlo un titolo di merito, no?, e credo nemmeno
onorevole - sarebbe un aggravante considerando che non si è nemmeno pensato di
abolire per legge questa definizione un po’ grottesca – a meno di non pensarla
come il borbonico prefetto di Napoli, che in effetti non ha ricevuto nessuna
sanzione); sottosegretario Polillo, dunque, le scrivo perché mi piacerebbe
sapere quali sono i meriti che le hanno permesso di guadagnarsi la sua
posizione in un governo di “tecnici”.
Tecnicamente
parlando, le domando: quali sono i documenti, i testi, le opere che l’hanno
fatta salire al trono dei super-esperti cui dovremmo – pare – la salvezza del
paese?
Vero
che già nel 1994, seppure fra le seconde file, lei avrebbe partecipato a un
consimile miracolo, facendo parte dell’allegra compagine di Silvio Berlusconi,
del quale lei ha ripetutamente detto che con quella “discesa in campo” (la
vostra metafora preferita: ognuno ha l’immaginario che merita) avrebbe
salvato l’Italia. Lei c’era. Forse è questo il suo merito? Una naturale
vocazione al miracolo, al divino prodigio? Come quella che l’ha fatta passare
dal Pci a Craxi, assieme a Cicchitto, e ancora assieme all’amico del cuore da
Craxi a Berlusconi? Una quasi immortale carriera politica?
Fra
le varie cose che va sostenendo nella sua generosa esposizione televisiva degli
ultimi tempi (ringraziamo al riguardo Floris di Ballarò, per dirne uno, che
tiene profondamente alle sue opinioni) c’è questa sugli insegnanti: che, dice
lei, non si capisce perché non debbano fare 24 ore di lezione a settimana
quando i metalmeccanici ne fanno 35 o 40. Ora, temo che non si capisca la
differenza fra le persone e le cose, fra il parlare a 150 alunni al giorno in 5
ore diverse su argomenti diversi e avvitare bulloni (o altre fatiche meno
semplici che andrebbero comunque adeguatamente retribuite: ma per questa
faccenda dovrebbe rivolgersi a Marchionne). Non si capisce perché gli
insegnanti a parte le ore di lezione debbano parlare anche con i genitori dei
ragazzi, o perché si siano fatti imporre altre ottanta ore annuali di lavoro
obbligatorio fra consigli, collegi, riunioni di vario genere, e non si capisce
perché quando il buon metalmeccanico torna a casa invece che mettersi a
studiare (aggiornamento lo chiamate voi) o a correggere il lavoro della
giornata (degli studenti sa?) o a programmare quello delle settimane successive
non debba piuttosto rilassarsi davanti al televisore magari proprio in sua
compagnia, sottosegretario, che in tv ci va spesso e, a giudicare dal suo
giulivo sorrisone un po’ paternalista, volentieri.
Chi
scrive di metalmeccanici qualcosa sa, si fidi: suo padre in fabbrica ci ha
lavorato una vita, anche per permettere allo scrivente di studiare – se il
verbo ai suoi occhi conserva un po’ di dignità, mi dica lei -, laurearsi,
specializzarsi, fare ulteriori concorsi, prendere tre abilitazioni, pubblicare
su riviste scientifiche e non...
E
non si capisce, vede, perché un insegnante universitario non sia tenuto a
svolgere più di un terzo del monte ore di lezione di un collega di un istituto
superiore, né perché in media guadagni tre o quattro volte di più (davvero
basta aver scritto un pezzullo sulla rivista “Barche”? o su “Suinicoltura”, o su “Vita cattolica”
dell’Arcidiocesi di Udine? E perché sul mio blog no?). Né si capisce quante
sarebbero invece le sue ore di lavoro, sottosegretario, le sue di lei intendo,
che – risulta dalle cifre che lei stesso ha dichiarato pubblicamente – gode di
una pensione che equivale a grosso modo una dozzina di volte lo stipendio di un
insegnante (e nemmeno le domando quanto percepisce ora, con l’attuale incarico,
ma la somma lei potrebbe agevolmente ricostruirla, altrimenti che tecnico
sarebbe?).
Parimenti,
non si capisce perché il paragone lei lo faccia con i metalmeccanici e non con
altri funzionari dello stato (perché questo sono gli insegnanti, tecnicamente
parlando) o addirittura proprio con un politico di professione. A meno che i
suoi titoli, si diceva all’inizio, non siano così straordinari da farle
meritare financo il paradiso in terra. Ci dica, ci mostri, ci informi. Ci
illustri i titoli che hanno convinto autorità persino superiori alla sua a
proporle un incarico così significativo in un governo di super-esperti. Ci
riassuma in poche righe – ci accontentiamo – il senso del suo strategico contributo alle buone e
magnifiche sorti di questo paese.
Perché
non vorremmo affliggerci in un tormento di brutti pensieri. Non vorremmo
concludere che per finire nell’Empireo le è bastato stare fianco a fianco a
Berlusconi per vent’anni (e proporlo come Presidente della Repubblica). Anche
perché, sa, io con la storia mi fermo mica alla Guerra Fredda. Io coi miei
ragazzi del quinto arrivo fino alla fine. Se non fino a oggi, fino a ieri
(anche con 18 ore...). Per questo mi aggiorno (gratis) guardando lei alla tv,
per esempio. Magari qualcuno potrebbe anche sceglierla come argomento a piacere
da portare agli esami. Tanto per capire e illustrare alla commissione di stato
come e perché siamo arrivati a questo punto.