L'ultimo terrestre
Per chi se lo fosse perso, vale la pena segnalare l’uscita in dvd di un film insolito, non del tutto riuscito, ma certo interessante e non privo di una sua periclitante grazia – parliamo de L’ultimo terrestre, opera prima di Gipi, nome d’arte del fumettista Gianni Alfonso Pacinotti. Tutto comincia con uno sfondo di cielo stellato e la messa in onda di una nota trasmissione radiofonica. Le frequenze arrivano nella radio di una piccola utilitaria malmessa e isolata in uno spazio urbano desolante. Dentro, un uomo che ha tutto dello sfigato: faccia, portamento, camicia e giubbetto – sempre gli stessi come vedremo, improbabili. Ascolta distratto la conversazione strampalata fra il conduttore e gli ascoltatori – parlano di una possibile invasione di alieni e intrecciano l’argomento in maniera assurda, comica, illogica con altre faccende. L’uomo ascolta ma in realtà è impegnato al telefono nel tentativo di rimediare prostitute al cellulare con cui passare la serata. Ecco, lo intuisci dall’inizio che è un’opera virtualmente aperta verso tentazioni formali, stilistiche e narrative tutte da decifrare. Ispirato a un fumetto non dell’autore, ma di Giacomo Monti, di cui Gipi adatta liberamente il lavoroNessuno mi farà del male, prodotto dalla Fandango, uscito nelle sale nel 2011 e ora in dvd Cecchi Gori, il film percorre la storia di un uomo tanto dimesso quanto lunare, Luca Bertacci, colta in un breve periodo durante il quale sono tutti in attesa di uno sbarco sulla terra degli alieni.L’uomo non sa più nulla della madre da quando era bambino, e la cosa in tutta evidenza non lo ha aiutato, soprattutto quanto a rapporti con l’altro sesso. Lavora come cameriere al Bingo, vive in un appartamento tristissimo in un caseggiato da fine della storia – solo un po’ più triste di una possibile new town da suicidio, vuoto come l’assenza di senso che sembra connotare questi cascami di vita occidentale – periferia italiana ormai poverissima in cui soltanto uno humour sbilenco e una certa fissazione per il sesso sembrano tenere in piedi i più (“Lo stile italiano è saper servire” dice un altro cameriere, frase che andrebbe studiata a memoria, ma del resto questo è il paese del Cortigiano e delle buone maniere di Monsignor della Casa).Luca ha una vicina che sembra sconvolta dallo scoprire che lui le appare come “la cosa più brutta” che abbia mai visto. Nel corso del film, cambierà idea. E darà forse una svolta a un’esistenza che sembra ruotare intorno al lenocinio come sola possibilità di renderla sopportabile. Non per altro, le puttane del film sono surreali, forse letteralmente oniriche, e i trans quanto di meno eccentrico sia rimasto in giro.
L’idea bizzarra quanto accattivante di mettere insieme il travaglio di un personaggio malandato e un evento - la possibile invasione degli alieni (dei quali in realtà non pochi sospettano che non potranno essere peggiori degli italiani) - sbilancia la storia verso una narrazione grottesca, a tratti poetica, fatta di incubi e fantasie a volte riuscite altre meno, giocati in una luce un po’ straniante, all’inizio quasi livida, di quelle che non concedono molto alla speranza di sottrarsi alla disperazione. Tanto che la sola luce naturale amichevole, rassicurante, di tutto il film inquadra una campagna dove in effetti accade l’impossibile - testimone il bravo Roberto Herlitzka. Film infine eccentrico ma non troppo, satirico e candido nello stesso tempo, comico e amaro, sospeso fra convenzione e invenzione, cinema e graphic novel. Il che ha fatto storcere la bocca ai “puristi” - di cinema, arte bastarda quanto nessun’altra. Mah.