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Bellissima questa nuova edizione (Bollati Boringhieri) di un vero classico del pensiero novecentesco, “Individuo e Cosmo nella filosofia del Rinascimento“.
L’autore, molti lo sapranno, è Ernst Cassirer, neokantiano (almeno secondo la vulgata italiana, affare di non poco peso nell’intera questione sul “significato” del Rinascimento), nato nel 1874 in Breslavia da famiglia ebraica, professore e rettore all’università di Amburgo, fuggito in Inghilterra all’avvento del nazismo, successivamente in Svezia e negli Stati Uniti. Vi morì mentre volgeva al termine il massacro della seconda guerra mondiale.
Il saggio in questione, dedicato a Aby Warburg, porta la data 1927 e coerentemente con l’impostazione complessiva del pensiero di Cassirer, sposta l’influenza di Kant verso la “Critica del Giudizio”, essendo il piano estetico a suo avviso gravido di una problematizzazione dell’intero orizzonte culturale tale da abbracciarlo nella sua interezza. Così da mostrare appieno le implicazioni simboliche e preliminarmente linguistiche che investono la conoscenza e la totalità dell’esperienza umana.
Il Rinascimento di Cassirer è studiato mettendo insieme storia e teoria, puntato sulla lettura dei testi, dispiegato su concetti portanti come libertà e necessità, scambio fra soggetto e oggetto – tutto in chiave antihegeliana, stante l’assunto iniziale secondo il quale “per la filosofia del Rinascimento non sembra verificarsi il presupposto di Hegel per il quale la filosofia di un’epoca racchiude in sé la coscienza e il carattere spirituale della sua intera situazione storica”. Come dire, i nuovi fermenti di vita dell’epoca non paiono coincidere con un vero nuovo pensiero. La disputa fra platonici e aristotelici non scava nelle fondamenta delle loro possenti architetture. Petrarca censura nello Stagirita lo stile più che la teoresi. Almeno, così stanno le cose fino a Niccolò Cusano, “il primo pensatore moderno” secondo Cassirer. Solo con lui si rompe la connessione fra teologia e logica scolastica che ancora reggeva le struttura filosofiche di base. Il punto d’arrivo di Cusano, la docta ignorantia, ossia la consapevolezza dei limiti gnoseologici dell’uomo, è anche la sola lancia di rampo di qualsiasi investigazione.
Lo studio, preceduto da un’introduzione di Maurizio Gheraldi e seguito da una postfazione di Giovanna Targia (che lo ha anche tradotto e curato) è presentato per la prima volta in Italia nella sua versione integrale, comprensiva di due appendici che Cassirer volle inserire a conferma dell’importanza capitale che a suo avviso i due autori, Niccolò Cusano appunto (“Dialogo della mente”) e Charles de Bovelles (“Il sapiente”), ebbero nella costruzione della filosofia rinascimentale. Dunque, evidente e per alcuni clamorosa appare la mancanza di centralità della cultura italiana – fatto non estraneo alla censura che il testo di Cassirer subì anche da Giovanni Gentile. Cassirer legge nel glorioso momento della storia europea oggetto di questo studio una portata internazionale e cosmopolita, non dissimile da quella illuminista. Con buona pace degli archeologi della penisola, a suo tempo già irrisi dal sommo Leopardi.