da alibionline
Si tratta per l’occasione di una graphic novel ispirata ai passi più noti del gran libro e anche ad alcuni meno noti. Disegnata (direttamente su lastre di acetato) con gusto inconsueto perché insieme stilizzato e “popolare”, con un color seppia il cui umore antico è bilanciato da un tratto nervoso, come a suggerire il temperamento febbrile dell’imprendibile ragazzino di legno, una storia sospesa nella sua unicità e nello stesso tempo – sono le parole dell’autore – ben dentro la Toscana di fine Ottocento. Il seppia in fondo rievoca il legno di cui è fatto Pinocchio e suggerisce con efficacia l’oscurità di certa campagna toscana, non quella vagheggiata dai ricchi inglesi che acquistano ville e casolari evidentemente.Oscurità che è anche un po’ il tragico che De Pascalis legge (interpreta) nella presunta favola, ché l’aerea fiducia di Pinocchio è messa a dura prova da un paesaggio di comprimari – umani e non – tutt’altro che rassicuranti, spietati nel ricondurre il ragazzino di legno a un principio di realtà molto poco poetico, va da sé. E il tragico sta nel fatto che per smettere di penare, Pinocchio è costretto a diventare altro da ciò che è. Pinocchio può trovare il suo posto tranquillo nel mondo solo pagando un prezzo incalcolabile – la bellezza della sua libertà.Insomma, che si tratti di scrivere o disegnare, De Pascalis sa che una storia è detta intanto dal suo “come” – e l’atmosfera non è l’ultima delle sue preoccupazioni stilistiche. Anche come pittore e illustratore, potendo vantare ormai un’esperienza di diversi decenni.L’edizione è bella, dunque: difficile che un adulto possa regalarla a un giovinetto senza volerne una copia anche per sé.
Mentre annuncia che dal 2012 presenterà una nuova collana di fumetti (specie mistery, thriller e favole), la piccola casa editrice La Lepre di Roma manda in libreria un bella edizione del Pinocchio rivisto dallo scrittore nonché – qui è proprio il caso di sottolinearlo – grafico, illustratore, pittore Luigi De Pascalis, del quale ci siamo occupati su ALIBI in occasione del romanzo La pazzia di Dio.