16 giu 2010

Il grande Piccolo della sinistra



Francesco Piccolo nel suo piccolo è un interessante esempio di tic culturale – o forse psicologico ma quelli sono fatti suoi. Un certo modo di essere di sinistra che non arriva ancora alle putride sciocchezze di Rondolino (il quale credo non abbia un solo lettore in tutta la penisola essendoci già Vittorio Feltri per quel genere di cose), ma ne condivide il passo, quello di chi ci tiene molto a passare per più intelligente degli altri. Qualcuno deve dargli retta se gli fanno scrivere il cinema italiano - non il Giorgio Diritti de L’uomo che verrà, evidentemente, ma non si può avere tutto dalla vita.
Conchita De Gregorio lo trova abbastanza sapido da lasciargli una rubrichetta su “l’Unità” in cui Piccolo fa mostra della sua bravura che riterrà a effetto e che in effetti ci lascia secchi come davanti a una massima di Chamfort. Questo esemplare meridiano così dotato di esprit de finesse, molto preso dal bisogno di mostrarsi chic ma in scarpe da tennis, che fa le pulci ai vezzi e ai conformismi della sinistra italiana (converrà, non è un’impresa titanica) è stato capace però di scrivere una cosa così didascalica e priva di una sola invenzione come Il Caimano di Moretti, il film più brutto della storia recente del cinema italiano.
Se un paio di volte a settimana uno butta l’occhio sul sito de “l’Unità” trova un bel florilegio dei distinguo di questo maestro della sinistra intelligente. Per esempio, nel pezzullo del 31 maggio Piccolo, che è proprio il più intelligente di tutti, dopo aver scritto che anche lui, ci mancherebbe, è contro il ddl sulle intercettazioni (anche se due mesi prima aveva detto che non bisogna processare i faccendieri in tv – si vede che nel frattempo qualcuno gli ha fatto notare che in tribunale processano solo rumeni e senegalesi)* e dopo aver ammesso che anche lui ne ha “morbosamente” letto alcune, di intercettazioni, in cui si trascrivevano conversazioni intime di nessun rilievo penale, aggiunge che vorrebbe “vivere in un paese in cui (…) i cittadini (come me) non avessero alcuna voglia di leggere fatti privati di nessun interesse pubblico”.
Piccolo insomma è scontento di sé ma ha bisogno di tirarsi nel fango le restanti anime belle della sinistra che si vanno a leggere i resoconti porcelli in camera da letto e poi fanno del moralismo a buon mercato. Il che è un curioso affare: poiché egli stesso dichiara di leggersi le intercettazioni, non v’è ragione di non credergli. E, seguendo il suo ragionamento, avremmo il diritto di fargli una tiratina di orecchi. Non abbiamo prove invece di altri che lo facciano - quindi non si capisce in base a quali fonti il Piccolo possa permettersi di fare del moralismo lui. A meno che il meccanismo, il tic (Scrivere è un tic, è il titolo di un suo libro) sia un altro: Piccolo, affranto dalla constatazione di vivere in un paese di guardoni, vorrebbe però esser visto come una simpatica carogna (altrimenti che artista sarebbe? - “simpatico megalomane” si definisce invece quell’altro genio di Allevi, il pianista riccioluto che non sai se c’è o ci fa); Piccolo è uno che fa ciò che non si dovrebbe fare, e mentre biasima pubblicamente gli altri, si pente di averlo fatto (come il rocker de’ noantri Morgan – il cui genio mi sfugge).
Insomma, Piccolo, scrittore anche in proprio di belle chiavate, ci tiene a non passare per bacchettone, anzi, a esibire una certa malandrina verve da “politicamente scorretto” (che brividi), ma poi ammonisce i lettori a fare di questo paese un “paese diverso”.
Non dovrebbero averle certe voglie, le persone di sinistra, questo è il succo del suo pensiero. E come si fa, Piccolo, come si fa? Ce lo dici? In fondo, ci hai già illuminato altre volte, a noi gente di sinistra, ci hai ammonito, ci hai detto papale papale che siamo uguali a Berlusconi, noi che stimiamo Daniele Luttazzi, che siamo maschilisti anche noi, e anche Luttazzi, va da sé. Ci hai anche detto che invece gli elettori di destra, che tu hai voluto vedere da vicino alla manifestazione di due mesi fa, a Roma, sono migliori del loro capo. Hai scritto che quella gente “Sembrava anche piuttosto imbarazzata da tutta quella violenza che Berlusconi lanciava senza freni e senza qualità. Gente sincera quando cerca qualcosa di buono dalle promesse che le vengono fatte. E soprattutto gente molto migliore, più pacata, meno astiosa e più allegra del presidente del Consiglio e dei suoi amici.”
Cazzo, io Piccolo ci credo che tu scrivi il cinema italiano oggi, tu Piccolo ne hai di fantasia, tu non hai visto le braccia tese dei fascisti, non hai visto gli striscioni affettuosi su Borsellino, non hai visto quelli che alzavano le mani sull’inviato di “Anno zero”. Ma hai visto tutto il resto e cioè che qui in Italia abbiamo Berlusconi e Luttazzi che sono molto simili fra loro, un elettorato di sinistra che fa abbastanza schifo, maschilista e porcellone e forcaiolo com’è, e “la gente” di Berlusconi che è meglio di tutti.
Tu Piccolo te ti debbono fare un monumento, certo quando avrai finito di scrivere il grande cinema italiano di cui parla tutto il mondo.

*Tutto sul sito de l’Unità.


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