24 gen 2010

Alcofribas 2 - Simone Fiatocorto



Simone Fiatocorto
La vita che ritorna
Bianchetto editore,  Pag. 249  Euro 16,00



Continua la ricerca di esordienti di valore da parte di Bianchetto editore. E’ un’attività rischiosa quella dell’editore, specie se crede ai libri più che al denaro. Bianchetto si segnala per una ricerca coraggiosa e per certi versi singolare. Dopo l’ottimo esordio del critico pentito Dorry Cojons ecco il romanzo di s-formazione di Simone Fiatocorto, sfigato (fino ad ora) e oscuro outsider della scrittura. Anche in questo secondo titolo dell’editore viterbese il tentativo di coniugare alta temperatura letteraria e leggibilità del dettato passa attraverso la riscoperta – diremmo, riscrittura – di lingue se non dialettali almeno regionali da un canto, e densità di contenuti emozionali dall’altro. Nel libro di Fiatocorto la loro convergenza è il frutto di una discesa agli inferi di un io solipsista, mediamente avvilito e pericolosamente prossimo al suicidio. Le duecento e passa pagine del romanzo, benché inclini a guardarsi spesso e volentieri l’ombelico, qualche volta si avventurano un po’ più giù e non sembra un bel vedere - C’avessi avuto un po’ de culo nella vita! dice a un certo punto il narratore, e il riferimento slitta con apprezzabile wit stilistico dalla metafora a quella cosa lì, non sufficientemente all’altezza, pare. Ciò che per fortuna non si può dire del lavoro in sé, che ci sembra definire nettamente il carattere di questa avventura editoriale: potremmo forse chiamarla una poetica della sincerità. Nulla di corrivo al gusto viscerale di lettori da confidenze intime ma piuttosto il coraggio di superare l’annosa questione autobiografia-autofiction-vedo-nonvedo-dico-nondico finalmente esauritasi con i libri di Walter Siti. La vita che ritorna è un romanzo che consegna quelle fisime agli esegeti della letteratura, per rivolgersi a un pubblico di lettori avveduti ma senza la puzza sotto il naso, quelli che nei libri cercano vita e non letteratura che parli di letteratura. Il racconto di Fiatocorto avvince per la franchezza con cui vengono srotolati alcuni avvenimenti capitali della sua vita, una serie di disavventure che inizia con la morte prematura e imbarazzante dei genitori (fu lui stesso a trovarli nudi esanimi nel letto, a quattro anni), una travagliata vita scolastica durata 12 anni dalle elementari alle medie inferiori, un’infelice teoria di defaillances erotiche e il culmine di un suicidio fallito per uno sciopero dei treni di cui il protagonista non era informato. Davvero commuove la descrizione della sera in cui, confitto per bene il collo su un binario che da Roma porta a Fidene, in aperta campagna, il narratore si rassegna al temporale che picchia sulla schiena in attesa del regionale che gli farà volare via la testa e con essa tutte le paturnie di una vita impossibile. Commuove vederlo addormentarsi, ignaro della biscia che gli si infila nel maglione e dell’alzata di scudi dei soliti fannulloni del trasporto che manderanno a puttane i suoi progetti. Commuove vederlo risvegliarsi all’alba, gli occhi sprimacciati dalla cacca del cane che lo saluta scodinzolando nella nebbia.
Desta qualche perplessità invece che il nostro abbia interpretato la cosa come un segno-sogno, quello che aveva appena fatto, di diventare un bravo scrittore e riscattare la vita vissuta fino allora. Così come non mancano sbavature e cedimenti della lingua - maddeche! e anvedi questo! (rivolto a se stesso davanti allo specchio) ripetuti come mantra un po’ uggiosi - ma nel complesso si tratta di un lavoro coraggioso che promette bene per il futuro. Ah, se non ci fosse la piccola editoria!

Alcofribas


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