21 apr 2010

rivisti, riletti - Di questa vita menzognera




GIUSEPPE MONTESANO
Di questa vita menzognera
Feltrinelli 2003

Di questa vita menzognera è titolo esplicito e finanche didascalico non di un libro ma davvero di un’epoca, forse non solo italiana ma che qui da noi trova un tristissimo valore paradigmatico. C’è una famiglia di imprenditori napoletani, gente che fa il bello e il cattivo tempo, selvaggi e feroci come te li aspetti. Hanno in testa un progetto delirante, come è la loro vita, sceneggiata all’interno di un palazzo settecentesco, pseudo-borbonico, con tanto di corte (precettori, segretari, ecclesiastici...). Non paghi di essere già i padroni della città, progettano di venderla, assieme al Golfo e al Vesuvio. Sulle rovine della Napoli “reale” sognano insomma di costruirne un’altra, Eternapoli, una sorta di enorme parco tematico.
L’esercizio del paradosso, l’estetismo incongruo, macchiettistico che pervadono la storia e i caratteri dei personaggi, sono asserviti – con una magistrale variazione di segno - alla volgarità di un potere tanto cafone quanto incontrastabile. Un mondo rovinoso di derive logiche diretto da una feccia umana che riscrive il tempo e la storia secondo una impazzita volontà di potenza, megalomane e criminale, pronta a radere al suolo un’intera città per ricostruirla secondo un passato falso o verosimile poco importa comunque come giocattolo da vivere per indigeni e turisti.
Il delirio (che non supera di molto la realtà stravolta che è poi il paese di questi anni) investe qui un popolo in carne e ossa e il concreto spazio che abita. Napoli è ridotta a un’immonda accozzaglia di servi e padroni, chiusa nel sacro recinto di una postborbonica famiglia italiana - moderna solo nella delinquenziale disinvoltura necessaria a “vendere l’esperienza reale di mondi che non esistono più”. Una Neapolis allucinata in cui “ricostruire la vita di un tempo”, dopo averne azzerato carne e spirito vivente, per recitarvi, se il caso, pure il terremoto, e morire, alla fine, per contratto: per il piacere dei clienti-turisti, delle anime morte di oggi.



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