Antonio Franchini
Marsilio 2003
Il
libro di Franchini raccontava la vicenda editoriale (e quella umana a essa
legata) del romanzo La distruzione
di Dante Virgili, uscito da Mondadori nel 1970 e poi ripubblicato da Pequod
(con inutile fragorosa grancassa di Giuseppe Genna)
Quanto annoia l’opera di Virgili - scrittore giustamente
sconosciuto se non fosse che troppi meno interessanti di lui hanno goduto di
onori spropositati ma del tutto ovvii nella micragna del conformismo culturale
italiano – opera che si voleva esplosiva per l’apologia del nazismo che vi era
incarnata e l’oltranzismo erotico da frustrato pedicelloso, tanto la passione cauta e ostinata con
cui Franchini ne narrava le traversie editoriali avvince e suscita ammirazione
per la qualità della scrittura e per lo sguardo lucido e coraggioso con cui
svela miseria e nobiltà della scrittura stessa e degli uomini che vi si
affannano intorno. Cronaca inchiesta romanzo a sua volta (cosa può dirsi oggi
che non sia romanzo?), poco importa, l’opera di Franchini nel 2003 confermava
che se pulsa qualcosa di vitale nella letteratura italiana bisognava cercarla,
contrariamente alla nuova vulgata, fuori dai generi e che era ora di piantarla
con la acritica esaltazione di qualsiasi caccoletta noir solo perché noir. Peccato che Franchini nel frattempo abbia cambiato
sport, mostrando di preferire l’invenzione di casi editoriali nulli, come
Giordano, D’Avenia e consimili pruriti tardo-adolescenziali.