Regia:Roger
Michell
Sceneggiatura:
Hanif Kureishi
Gran Bretagna
Film sgradevole, dissero molti all'epoca (2003). La critica era (è) incline
ad appassionarsi a filmetti certo più eleganti di questo ma
francamente anodini, frigidi, incapaci di rischiare.
Una relazione fra una donna anziana, vedova di fresco, con un falotico
giovanotto, fidanzato della figlia isterichetta e noiosa:
questo il centro narrativo dell’opera. Crudo il richiamo
erotico, il desiderio esplicitamente manifestato e dalla mdp mostrato
senza edulcorare l’immagine ma lasciandola sempre secca, spoglia, fatta di
luci naturali, letti quotidiani, prese sessuali da dietro e fellatio nel cortile
con la protagonista genuflessa sulla patta del ganzo. Ricordava lo scrittore
anglopakistano Hanif Kureishi, autore (oltreché dello splendido romanzo
Il budda delle periferie) della sceneggiatura che è
il vero corpo del film, la difficoltà di trovare un produttore disposto a
investirvi una sterlina. Non stupisce; qui allo spettatore non si regala niente.
Quello che dice (il diritto al piacere in un corpo invecchiato, l’esplosione
delle norme sociali causata dall’imprevedibilità dell’attrazione fisica,
il bisogno rivelato dell’amore, qualsiasi cosa esso significhi) lo mostra senza
ornamenti che ci rendano il messaggio - si fa per dire - più gradevole e rassicurante.
Per questo, va visto. Perché è una lezione sulla forma senza cosmesi.
ad appassionarsi a filmetti certo più eleganti di questo ma
francamente anodini, frigidi, incapaci di rischiare.
Una relazione fra una donna anziana, vedova di fresco, con un falotico
giovanotto, fidanzato della figlia isterichetta e noiosa:
questo il centro narrativo dell’opera. Crudo il richiamo
erotico, il desiderio esplicitamente manifestato e dalla mdp mostrato
senza edulcorare l’immagine ma lasciandola sempre secca, spoglia, fatta di
luci naturali, letti quotidiani, prese sessuali da dietro e fellatio nel cortile
con la protagonista genuflessa sulla patta del ganzo. Ricordava lo scrittore
anglopakistano Hanif Kureishi, autore (oltreché dello splendido romanzo
Il budda delle periferie) della sceneggiatura che è
il vero corpo del film, la difficoltà di trovare un produttore disposto a
investirvi una sterlina. Non stupisce; qui allo spettatore non si regala niente.
Quello che dice (il diritto al piacere in un corpo invecchiato, l’esplosione
delle norme sociali causata dall’imprevedibilità dell’attrazione fisica,
il bisogno rivelato dell’amore, qualsiasi cosa esso significhi) lo mostra senza
ornamenti che ci rendano il messaggio - si fa per dire - più gradevole e rassicurante.
Per questo, va visto. Perché è una lezione sulla forma senza cosmesi.