Questi brevi saggi della narratrice americana (1925-1964) per la cura di minimum fax sono centrati sulla questione dello scrivere, tenuta con forza e concentrazione estrema dentro il luogo che in ultima analisi le compete: quello della verità. La narrativa secondo la O’ Connor ha da fare con i sensi e la materia giacché essa “è un’ arte basata sull’incarnazione”: personaggi in situazione, dall’azione drammatica dei quali lo scrittore tenta di approssimare il nucleo d’irripetibile individuale verità. Non spiegando e interpretando dall’ esterno, ma “guardando fisso le cose”. E’ interessante come la sfida della scrittrice cattolica assuma da una tale nozione della narrativa un’idea forte del mondo che fa a pugni con un’ America che negli anni scorsi, ahinoi, ha ricordato molto quella di cui lei fra l’altro scriveva: “Il revival religioso nazionale degli anni Cinquanta ha ottuso il senso critico, ogni forma di dissenso è slealtà, se non aperta ribellione”. Situazione culturale che evidentemente produceva un manicheismo reazionario ostile a un’ idea di letteratura come esercizio sulla verità, e che nei primi anni del nuovo millennio ha mpressionato per motivi ancor più drammatici.