Organizzazione razionale contro un eccesso di romanticismo? Fatto sta che la marcia di ritorno fu troppo lenta, e le temperature letali. Scott non fu il solo a lasciarci la pelle. Lo stesso capitò ai quattro uomini che erano con lui.
Storie di un altro mondo, insomma. Per chi volesse farsene un’idea ecco un bel libro fotografico, Scott "In Antartide, La spedizione Terra Nova nelle fotografie di Herbert Ponting," edito da Nutrimenti, nella collana “Tusitala” a cura di Filippo Tuena (che accompagna il volume con un suo scritto, assieme a una brevissima prefazione dello storico Ranulph Fiennes e una nota biografica sul fotografo da parte di H. J. P. Arnold). Ponting partecipò per un bel pezzo alla spedizione. Ne registrò momenti, luoghi, oggetti, persone. La baracca meteorologica, il montaggio di una slitta, il cuoco che impasta il pane, chi cuce una tenda chi i sacchi a pelo. Capo Evans, il monte Erebus, il blizzard e i sastrugi. Le grotte nel ghiaccio, le capanne e le marce. I pony e le slitte. I gabbiani e i pinguini. Gli uomini, soprattutto.
Tuena costeggia le fotografie di Ponting nel suo racconto della spedizione impaginandolo non come una didascalia discorsiva ma come un “a parte” – favorito anche dal formato scelto per l’occasione: la narrazione e le immagini sono due “testi” che possono procedere per proprio conto e nello stesso tempo guadagnano dalla compresenza dell’altro. Ciò che ne emerge in entrambi i casi, a prescindere dal fatto che l’organizzazione norvegese fu alla prova dei fatti molto più efficace, è che un’avventura estrema, del genere di quelle che per loro natura evocano quasi un oltre della fisica proprio perché ne esplorano lo spazio liminare, ha bisogno tuttavia della più ferrea, robusta, minuziosa disposizione alla manovra materiale: al controllo di sé, del proprio corpo, e delle cose. Dal canto suo, Pointing era avvezzo agli spazi insoliti, alle zone pericolose, avendo documentato la guerra russo-giapponese del 1904-1905, perciò stesso meritandosi un’ottima reputazione. Ma la sua parte gloriosa nella storia della fotografia se la guadagnò in questa impresa. Vale la pena ricordare agli eventuali curiosi dell’argomento, che nelle ultime settimane, per il centenario, lo storico Roland Huntford, incline a ridimensionare i meriti di Scott mette a confronto i suoi diari con quelli di Amundsen. Il volume s’intitola "Race. Alla conquista del polo Sud" (Cavallo di Ferro, pagg. 416, euro 23). La battaglia è aperta.