9 ott 2011

Triangolo di lettere


NIETZSCHE, VON SALOMÉ, RÉE 



scritto per lankelot, l'immenso archivio letterario diretto da Gianfranco Franchi
Banale quanto si vuole ma tant’è, succede anche ai grandi uomini di finire intrappolati nelle spirali della passione amorosa e perdere quei tratti – è proprio il caso di dire qui – superomistici che ne hanno caratterizzato se non l’autentica biografia almeno l’ambizione e la pubblica rappresentazione, tanto più facendo scalpore  o suscitando sarcastiche risa proprio per la distanza fra le altezze siderali dei propositi e gli abissi in cui sono crollati. Perciò appassiona l’affaire Nietzsche-Lou Salomé, per quanto “intellettuale” si voglia definire questo amore, per di più “aggravato” dalla presenza di un terzo incomodo che risponde al nome di Paul Rée. 
Il volume Adelphi Triangolo di lettere, ora in edizione economica, ne dà esaustiva contezza attraverso una mole impressionante di lettere passate dagli uni all’altra, lafemme fatale che disorienta il filosofo più citato-amato-odiato degli ultimi due secoli, uomo che della tragedia del divenire si fece cantore e che poteva soccombere, banale quanto si vuole, solo in presenza di una donna non comune, altera e forte più di quanto lo stesso Nietzsche potesse augurarsi, evidentemente. Impressiona vederlo scivolare verso quel tono compiacente, a tratti arrendevole, del ragazzo innamorato – e non lo era già più, un ragazzo, quando incontrò Lou nel 1882 -, entusiasmarsi per insperate e forse non proprio solide affinità elettive che credette di trovare in lei. Peraltro, lui era Nietzsche, e non dovette essere semplice mettersi in gioco tenendo conto anche del povero Rée, fautore di una psicologia positivistica che procurò un iniziale interesse al grande filosofo ma forse nessun ricordo avrebbe lasciato di sé, fuori di questa vicenda, ma che poteva vantare sufficienti atout se non intellettuali come pretendeva, umani molto umani, per non dispiacere alla nobile russa. Donna straordinariamente indipendente, si dava il caso, e alla prova dei fatti, con tanti bei saluti ai migliori e più eroici propositi dell’allergica riluttanza di Nietzsche ai legami duraturi e formalizzati una volta per tutte. Confessare invece come fa il filosofo decisivo della storia d’Occidente (“Perché io sono un destino”, scriveva in Ecce Homo, e nessuno potrebbe dargli torto) che la sua è una ferita amarissima, rimproverare alla donna la sua freddezza, adombrarne un’insufficienza morale e filosofica insieme, lascia sgomenti. Come la delusione di non essere riuscito a essere sino in fondo il mistagogo che avrebbe voluto – Lou era pur sempre una donna, ossia un esemplare di quel genere umano che a suo avviso favoriva nascita e consolidamento delle religioni, per intrinseca debolezza, va da sé.
E invece. Pure alla luce degli scritti che la donna successivamente dedicherà a Nietzsche, sembra che l’intuito l’avesse aiutata a cogliere in lui il carattere frammentario, temporale, direi “liquido” e finanche patologico della sua personalità, come se le tracce della malattia potessero già far capolino in quelle sue richieste “borghesi” così difformi dal discorso che sembrava a lui più proprio. Perché a qualcuno potrebbe rimanere il maligno sospetto che l’ideale di vita a tre prospettato per qualche tempo da Nietzsche fosse più tattico che strategico – Mario Carpitella, nella prefazione al volume, nega che si possa mettere la parola fine alle interpretazioni del caso.
Per intanto, va ricordato come le vicende che intrecciavano i rapporti fra i tre costituivano materiale gossipparo per l’intellighenzia europea e una spina nel fianco dell’insopportabile sorella del filosofo, ovviamente ostile a Lou, e già allora tutta presa dall’alacre macchinazione per fare, dal suo punto di vista, il bene del fratello. Il che contribuisce a fare di questa storia una vicenda a suo modo romantica, basandosi probabilmente e per lo più su una serie di atti mancati. Ché forse ilménage a trois restò solo sulla carta, cosa che queste lettere non chiariscono sino in fondo. Poiché in tutte le buone storie che si rispettano non riusciamo a non pensare al finale, ricordiamo i sentimenti amari con cui si chiude la vicenda – campeggiano inimicizia e odio, dice Nietzsche, qualcosa “di incompatibile  con tutta la mia filosofia”. Lo scrive alla sorella, e alla perfida antisemita che contribuirà a una lettura drammaticamente distorta del suo pensiero, non pare vero.

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